Rocco Mario Morano

Grazia Deledda

il varco, i personaggi in fuga per il vasto mondo, il sogno e la commedia della vita

Prefazione di Francesco Spera

Si deve prima di tutto chiarire che il lavoro di Rocco Mario Morano si sviluppa su due linee interpretative interdipendenti: un’esauriente analisi testuale e una ricerca interdisciplinare che porta a illuminanti risultati. Le sette

Si deve prima di tutto chiarire che il lavoro di Rocco Mario Morano si sviluppa su due linee interpretative interdipendenti: un’esauriente analisi testuale e una ricerca interdisciplinare che porta a illuminanti risultati. Le sette opere narrative prescelte, che coprono un vasto arco temporale, dal 1903 al 1935, vengono adeguatamente analizzate per tematiche e personaggi; il discorso però non si limita a cogliere gli elementi intratestuali e intertestuali, il che avviene ed è pur sempre importante, ma arriva a proporre collegamenti con la narrativa e la cultura del tempo, italiana ed europea, allargandosi anche ai classici più antichi e al libro per eccellenza, cioè alla Bibbia. Nel susseguirsi delle pagine si compiono analisi innovative su temi e personaggi, si distinguono fonti dirette e indirette, ma soprattutto si pongono in dialogo le opere narrative con l’universo letterario e culturale, aprendo nuovi orizzonti interpretativi e conferendo a Grazia Deledda il ruolo preminente che si merita. Da questa apertura di prospettiva esegetica è derivata – a supporto e completamento del lavoro svolto che sottende, per ciascuna delle opere prese in esame, la conoscenza dell’intera produzione creativa della Deledda – la decisione di ricostruire in Appendice, nella Nota apposita dal titolo leopardiano, la biografia e la formazione culturale e artistica della scrittrice, provvedendo, all’occorrenza, a riportare brani particolarmente esplicativi tratti dall’ormai sempre più vasto e aggiornato suo epistolario nonché dai giudizi critici ritenuti esemplari o più significativi, formulati sulla sua produzione narrativa nel corso degli anni, a partire dagli esordi. Le medesime ragioni animano le modalità impiegate per la predisposizione e realizzazione di una vasta bibliografia, nella quale, senza avere alcuna pretesa di esaustività, ampio spazio è stato dato ai contributi critici apparsi in Italia e all’estero a partire dagli albori del Novecento fino ad oggi e comprensibilmente aumentati di numero in modo considerevole soprattutto dopo il conferimento alla Deledda del Premio Nobel.

32,30 34,00
17,09 17,99
Pulisci

Indice

Prefazione di Francesco Spera
Introduzione

Strutture dell’immaginario – Il testo e il tempo – Esplorazione critiche
«Elias Portolu»: intertestualità e ‘segreti’ strutturali
1. Dalla tragedia borghese di «Eugénie Grandet» al tragico cristiano di «Elias Portolu»
2. «Elias Portolu» e la rivisitazione del mito dell’androgino
3. «Ruit hora» e la dimensione dell’eterno nella religiosità elementare di zia Annedda
4. L’epos della “sardità” e i «grandi ladri d’oltremare»
5. La verità e il suo valore
6. Il silenzio e la parola
7. Il sogno, il mito del buon selvaggio e la «matta bestialità» di Elias
8. Idilli, stagioni e paesaggi
9. Una variante del giullare di Dio: il «grottesco» di prete Porcheddu
10. Sul meriggio e il sogno
11. Sacralità della scrittura e mondo primitivo
12. Il muro, il varco e la «lotta del cristiano contro la natura»
13. La tentazione e il peccato, 88
14. La Deledda e «L’Epistola ai Romani» di San Paolo

«Cenere»
1. Per un titolo del romanzo nella prospettiva della ‘rinascita’
2. Il Nietzsche ‘cristianizzato’ della Deledda
3. Ancora su Nietzsche antifrasticamente citato partendo dall’agostinismo del Petrarca delle «Familiari»: l’episodio dell’ascensione di Anania alla «più alta cima del Gennargentu»
4. Teofanie bibliche e valore simbolico del vento
5. Terrore e pietà: dalle categorie aristoteliche all’effetto catartico del suicidio di Olì in una dimensione cristologica, 120
6. Il viaggio di Anania verso l’ignoto, il «mostro dagli occhi rossi» che lo porta via e il paesaggio filtrato attraverso i sentimenti dei personaggi di Chateaubriand
7. Roma: «dall’entusiasmo enfatico» al «senso disperato di sgomento». Echi letterari nella rappresentazione della città eterna
8. Dalla tragedia classica al melodramma: prove d’artista
9. Esempi di tradizione indiretta in «Cenere»: modalità di fruizione di testi altrui e significato delle banalizzazioni

«Canne al vento»
1. Precarietà dell’idillio, simbologia biblica e ‘orientalismo’ folklorico
2. Suggestioni visive del cinematografo in alcuni episodi del romanzo e una ipotesi ‘estravagante’ su uno spunto approdato al «Gattopardo» di Tomasi di Lampedusa e rielaborato in una scena memorabile del film di Luchino Visconti
3. Le «silhouettes», il teatro delle ombre e la Deledda
4. La tecnica della rimemorazione e il simbolo del pozzo
5. L’itinerario verso la salvezza, i libri sapienziali della Bibbia e il fascino veterotestamentario del Cristianesimo delle origini
6. La «morte addomesticata» di Efix e il modello tolstoiano
7. Trasposizioni e ‘contaminazioni’: della luna e d’altro. Dal leopardiano «Saggio sopra gli errori popolari degli antichi» alla novella pirandelliana «Ciàula scopre la luna»

«Marianna Sirca»
1. Sull’implicito rifiuto della «geniale reticenza» del Manzoni intorno allo «scrivere d’amore» nei romanzi, sulla presa di distanza dall’«ottimismo provvidenzialistico» dell’ultimo Fogazzaro e sull’influsso del pessimismo schopenhaueriano nel romanzo deleddiano
2. Scatenamento delle passioni e tentativi di sublimazione delle pulsioni sessuali
3. L’epica del quotidiano, il «fato tragico» e il ritorno del rimosso (Friedrich Nietzsche)
4. Lo specchio, «il filo rotto dell’antica vita», la lubrica nudità della luna, il tema del Doppelgänger e la ‘teologia del corpo’ di San Paolo
5. Il cristianesimo primitivo e l’emblema dell’albero scintillante
6. La nuova poetica dei luoghi e degli oggetti
7. «La croce, sì, ma del dolor che indìa» (G. Pascoli)

«La madre»
1. Strategie narrative e sortilegi degli oggetti
2. L’epistola prima di San Paolo ai Corinzi
3. La Deledda, Fogazzaro e il modernismo
4. Esorcismi, diavolerie, indiavolati e simbolismo della ferinità
5. Gli archetipi liturgici e la sospensione miracolosa da rappresentazione sacra nel finale del romanzo

«Il paese del vento»
1. Il «viso materiale della realtà», l’«istinto della purezza», la negazione del proprio corpo e il sogno della letteratura
2. Per l’individuazione di una rete intertestuale tra «Suo marito» di Pirandello e «Il paese del vento» e «Cosima» della Deledda
3. ‘Primitivismo antropologico’, «mito della terra» e mondo classico: fonti dirette e indirette
4. Letteratura e vita: modelli e riscritture
5. Verso l’epilogo: le metamorfosi del linguaggio tragico, «l’incontro dello spirito con la materia» e il trionfo della fede

«Cosima»
1. La Deledda e la narrazione del suo «mito personale»
2. «L’influsso poetico delle cose», la visione magico-alchemica e l’eco della «parola primordiale»: individuazione delle fonti e «Zeitgeist»
3. Magia della lettura e sacralità della scrittura. Il ricorso all’«ékphrasis»
4. Catabasi e anabasi spirituale, la vocazione irrefrenabile alla scrittura creativa e la scoperta del mare quale rito di iniziazione
5. Roma, la «città veramente santa», sottratta alla retorica di regime
6. La «passio» di Cosima, il racconto della redenzione e i modelli di Dante e Petrarca
7. L’«amor de lonh» e l’attualizzazione postrema della «fin’amor»
8. Il «libro terribile della vita» come fonte di ispirazione,
9. La celebrità raggiunta, l’«andatura fiabesca» della vita e il sogno della letteratura
10. L’«agrestis solitudo», il topos del «locus amoenus» e il ritorno «in se stessi» da Sant’Agostino a Nietzsche ‘cristianizzato’
11. La metamorfosi del personaggio, l’itinerario spirituale e i prodigi della natura
12. Il viaggio, l’incontro fatale, la ‘teologizzazione’ della propria vita e l’«opera aperta»
13. Riflessioni finali sulla scelta del nome della protagonista

Appendice
Nota biografica: storia di un’anima e delineazione dei percorsi di lettura
Nota bibliografica

Rassegna

Condividi