Governare l’innovazione
La responsabilità etica
a cura di Giuseppe Ardrizzo
Cartaceo
€17,10 €18,00
Questo libro è il frutto di una ricerca conoscitiva che ha coinvolto una pluralità di voci, chiamate a riflettere su un tema rilevante e quanto mai attuale: la relazione che intercorre tra “Innovazione ed
Questo libro è il frutto di una ricerca conoscitiva che ha coinvolto una pluralità di voci, chiamate a riflettere su un tema rilevante e quanto mai attuale: la relazione che intercorre tra “Innovazione ed Etica”. Essendo l’oikouméne il segno essenziale della molteplicità che fa il proprio della dimensione planetaria, si è presentata l’esigenza irriducibile e fertile di ascoltare più voci accreditate a esprimere il “sentire” proveniente da diversi saperi e da diverse sapienze radicati sovente in storie longeve, complesse e autorevoli. Se l’innovazione, nella dimensione planetaria, riguarda tutti, perché le interdipendenze sono di fatto traslatrici di oggetti (mentali e/o materiali) che possono influire sui decorsi di culture talvolta lontane, allora tutti devono concorrere ad una riflessione sui vincoli etici, rispetto ai quali l’innovare non può ritenersi svincolato.
Il nuovo è necessario e senza il nuovo non c’è vita; ma quali sono le condizioni di accettabilità del nuovo, quali sono i limiti che il nuovo deve assumersi nel concepirsi e nel proporsi? Da qui nasce l’esigenza di orientamenti etici, vedendo nell’etica un momento costitutivo della nostra libertà. L’etica è liberatoria rispetto all’agire incondizionato, che viene dall’assenza di etica.
Di fronte all’emergere di nuovi spazi di responsabilità – dati dal prolifeare delle innovazioni, dal formarsi di un’unica polis culturalmente multiforme, dalle responsabilità verso il futuro, dalle responsabilità verso la biosfera ecc. -, i vincoli del passato paiono non “reggere” gli urti del presente e sempre più si avverte l’urgenza di un’etica planetaria, di un’etica che dobbiamo costruire per poterci integrare in una comunità storica. Ma un’etica planetaria ora pare pericolosamente assente. E l’essere in balia del “vuoto etico” fa risuonare quei campanelli di allarme che evocano il monito di Tucidide: non “osare al di là dei propri limiti”.