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Giovanni Gentile una filosofia per il fascismo

a cura di Marcello Pera

La frase più concisa e penetrante sui rapporti fra Giovanni Gentile e il fascismo la scrisse lo storico americano A. James Gregory nel suo Giovanni Gentile: Philosopher of Fascism (Transaction Publisher, New Jersey 2001;

La frase più concisa e penetrante sui rapporti fra Giovanni Gentile e il fascismo la scrisse lo storico americano A. James Gregory nel suo Giovanni Gentile: Philosopher of Fascism (Transaction Publisher, New Jersey 2001; Routledge, New York 2017): «Molto tempo prima che ci fosse il fascismo, Gentile ne fu il filosofo». Il movimento, e poi il regime, egli «lo nutrì del suo pensiero e lo servì come la sua coscienza». Questo giudizio, che viene dopo parecchia storiografia italiana,
in particolare quella di Augusto del Noce, è corretto. Perché Gentile arriva al fascismo da due strade – una filosofico-speculativa e una storico-politica –, entrambe percorse congiuntamente prima della sua nomina a ministro dell’Istruzione nel primo governo Mussolini nel 1922 e dell’adesione formale al Partito nazionale fascista nel 1923. Quando si presenta all’appuntamento, Gentile è un filosofo all’apogeo del suo pensiero che ha già scritto pressoché tutte le sue opere principali; e ha una coscienza politica ben formata circa l’evoluzione della storia d’Italia e la decadenza delle aspettative del Risorgimento. Punto di partenza della prima strada è l’idealismo hegeliano da lui corretto; della seconda è il liberalismo da lui (e non solo da lui) inteso.

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Pulisci

Indice

Introduzione
Marcello Pera

Giovanni Gentile dal liberalismo al fascismo
Francesco Perfetti

Gentile maestro di Gramsci e Gobetti
Giuseppe Bedeschi

Attualismo e Krisis
Massimo Cacciari

Morte violenta di un filosofo
Luciano Mecacci

Le Conferenze svedesi (aprile 1931) di Giovanni Gentile
Cecilia Castellani

Documenti
Autografi di Giovanni Gentile
Conferenze svedesi, aprile 1931

Trascrizioni

Eventi

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