Fanfani e la casa
Gli anni Cinquanta e il modello italiano di welfare state. Il piano INA-Casa
Cartaceo
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Scritti di: Gabriele De Rosa, Carlo Felice Casula, Marialuisa-Lucia Sergio, Augusto D’Angelo, Francesco Malgeri, Umberto Gentiloni Silveri, Corrado Beguinot, Federico Gorio, Franco Montanari, Nino Novacco, Mario Fadda, Bruno Filippo Lapadula, Alberto Pedrazzini.
Quando Amintore Fanfani,
Scritti di: Gabriele De Rosa, Carlo Felice Casula, Marialuisa-Lucia Sergio, Augusto D’Angelo, Francesco Malgeri, Umberto Gentiloni Silveri, Corrado Beguinot, Federico Gorio, Franco Montanari, Nino Novacco, Mario Fadda, Bruno Filippo Lapadula, Alberto Pedrazzini.
Quando Amintore Fanfani, all’epoca ministro del lavoro, nella riunione del gruppo parlamentare Dc alla Camera convocata alle 22 del 9 luglio 1948 illustrò per la prima volta il provvedimento legislativo che doveva inaugurare una politica di forte intervento dell’Ente pubblico nella pianificazione dell’edilizia popolare, ben difficilmente immaginava tutte le implicazioni di carattere sociale, culturale e politico che quella iniziativa avrebbe comportato per la storia italiana nei decenni successivi. Due enti hanno concorso alla realizzazione di questa ricerca, l’Istituto Luigi Sturzo e la Fondazione Aldo Della Rocca; una felice collaborazione tecnico-scientifica, convergente verso una stessa conclusione, ben sintetizzata dall’animatore e coordinatore della ricerca, Corrado Beguinot. Il Piano Fanfani non ha solo prodotto posti di lavoro per un numero considerevole di maestranze impiegate nell’edilizia e nel suo vasto indotto, né ha esclusivamente reso possibile la costruzione di un rilevantissimo numero di alloggi, ma esso, favorendo la ricerca e la sperimentazione sul tema della casa, ha costituito l’occasione per affermare professionalmente un’intera generazione di giovani architetti ed ingegneri, contribuendo a scrivere una importante pagina della storia recente della nostra società.