Di Stendahl, della Spagna, di Pirandello. E di me
Carteggio tra Leonardo Sciascia e Maria Luisa Aguirre d'Amico
Cartaceo
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«Di Stendhal, della Spagna, di Pirandello. E di me», con questa citazione di una delle lettere di Leonardo Sciascia a Maria Luisa Aguirre d’Amico è possibile riassumere al meglio i principali contenuti del carteggio
«Di Stendhal, della Spagna, di Pirandello. E di me», con questa citazione di una delle lettere di Leonardo Sciascia a Maria Luisa Aguirre d’Amico è possibile riassumere al meglio i principali contenuti del carteggio qui pubblicato. La loro corrispondenza d’amorosi sensi letterari, come potremmo dirla a definire le comuni memorie di coltivate affinità elettive, si svolse negli anni di maggior fama di Sciascia, mentore dell’esordio narrativo della Aguirre, già traduttrice dallo spagnolo. Era però inevitabile che il Nobel siciliano fosse al vertice della conversazione tra sua nipote e lo scrittore suo conterraneo che, quasi conclusivamente, lo chiamerà “padre”. Il carteggio inizia e si conclude all’insegna di questa comune eredità e si alimenta di un intenso colloquio che offre una più complessiva e significativa raffigurazione (con molti dettagli inediti) sia delle loro opere, nel milieu letterario e nel contesto politico di allora, sia delle loro personalità,
diversamente inclini alla memoria e alla confessione autobiografica alla Henry Brulard.
Indice
La memoria dell’erede
Prologo. I protagonisti, la Spagna nel cuore
Stendhal (e Pirandello di sfondo)
L’Album di famiglia di Luigi Pirandello
1977: fuochi d’artificio, di paglia e di piombo
1978: fuoco della scrittura e contemplazione della morte. L’affaire Moro
Da scorticati o da malheureux. Come si può (1979-1985)
Epilogo. Pirandello e i suoi eredi
1986-1989: ultime lettere
I padri si scelgono
Nota
Carteggio
Appendice
Paesi lontani
Come si può