Giuseppe Bedeschi

Declino e tramonto della civiltà occidentale

Studi sulla caduta dell'idea di progresso nella cultura europea

Cartaceo
14,25 15,00

Per alcuni secoli la cultura occidentale ha nutrito, con poche eccezioni, una ferma fede nel progresso: cioè essa ha creduto che il cammino della nostra civiltà fosse un cammino ascendente e inarrestabile, che avrebbe

Per alcuni secoli la cultura occidentale ha nutrito, con poche eccezioni, una ferma fede nel progresso: cioè essa ha creduto che il cammino della nostra civiltà fosse un cammino ascendente e inarrestabile, che avrebbe accumulato conquiste (non solo scientifiche e tecniche, ma anche morali e politiche) sempre più elevate. Sarebbe sorto così un mondo sempre più degno dell’uomo. Nel Settecento l’idea di progresso si è imposta largamente nel modo di concepire la storia, grazie all’Illuminismo. Nella prima metà dell’Ottocento tale idea si è rafforzata, e ha finito per dominare quasi tutte le manifestazioni della cultura occidentale (basti pensare alle dottrine di Hegel, di Marx, di Saint-Simon, di Comte). Ma già nella seconda metà dell’Ottocento tale idea è entrata in crisi (per Burckhardt la storia non ha un fine né una meta), e tale crisi si è aggravata nel Novecento, il secolo che ha avuto due spaventose guerre mondiali e che ha visto la tragica parabola dei totalitarismi. Questo libro documenta la demolizione dell’idea di progresso fatta da pensatori del calibro di Max Weber, Freud, Pareto, Ortega y Gasset, Jaspers, Nietzsche, Spengler, Adorno e Horkheimer, per giungere a Benedetto Croce e a Raymond Aron. Ne esce un quadro di enorme interesse, nel quale si intrecciano motivi più che mai attuali per noi che viviamo nel XXI secolo, foriero di nuove tragedie e di nuove inquietudini.

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