Dal bello al sublime
La nascita del gusto per la natura selvaggia
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A lungo i luoghi più selvaggi e inospitali del globo terrestre hanno rappresentato soltanto un oggetto di terrore, avversione o totale disinteresse. Montagne e deserti, foreste e oceani sono stati da sempre banditi dalla
A lungo i luoghi più selvaggi e inospitali del globo terrestre hanno rappresentato soltanto un oggetto di terrore, avversione o totale disinteresse. Montagne e deserti, foreste e oceani sono stati da sempre banditi dalla sfera del bello e del buono. Ma sul finire del ’600 si assiste, in Europa, alla nascita di un’inspiegabile attrazione per i loci horridi, un gusto del tutto nuovo per l’informe e il terribile: un’esperienza estetica – il “sublime”, come Edmund Burke la consacrò – fondata su un piacere negativo, problematico, che attrae e respinge, esalta e atterrisce, e ha radici negli abissi dell’animo umano. Oggi, di fronte a una Natura offesa, che ha perduto ovunque la sua “terribile maestà”, è ancora possibile fare esperienza del sublime?
Indice
Premessa
Introduzione
1. “The wildness pleases”: le origini del sublime naturale in Inghilterra
1. La duplice radice del sublime naturale
2. Il movimento scientifico e l’estetica dell’infinito
2.1 Prima della svolta
2.2 Montagne, deserti e altre figure dell’infinito
3. Lo Pseudo-Longino, Boileau e il sublime
3.1 Il Perì hypsous
3.2 Il Traité du sublime e la fortuna inglese dello Pseudo-Longino
4. Un’esperienza della natura in via di definizione
4.1 L’ambiguità di Thomas Burnet
4.2 John Dennis e il “piacevole orrore”
4.3 La physisdicea di Shaftesbury
4.4 Addison: il “bello” e il “grandioso”
4.5 Hume: il primo esempio di psicologia del sublime
4.6 Il termine “sublime” applicato alla natura
2. “The wildness delights”: l’Inchiesta di Edmund Burke
1. Gli anni di formazione
2. L’impianto dell’Inchiesta
2.1 Una nuova cornice per il sublime naturale
2.2 La teoria burkiana delle passioni
3. Il “sublime” e le sue fonti
3.1 L’elogio dell’oscurità
3.2 Potere
3.3 Privazione
3.4 Vastità
3.5 Infinito
3.6 Difficoltà
3.7 Magnificenza
3.8 La luce e i colori
3.9 Suoni, odori, sapori, dolore fisico
4. Il “bello” e le sue fonti
4.1 Piccolezza
4.2 Levigatezza
4.3 Variazione graduale
4.4 Delicatezza
4.5 I colori
4.6 La fisiognomica
4.7 Tatto, udito, olfatto e gusto
4.8 Sfumature del bello: grazia, eleganza, vistosità
4.9 Il “non-finito” negli oggetti piacevoli
4.10 Il brutto
5. La base organica di delight e pleasure
5.1 Una tensione anormale dei nervi
5.2 Il rilassamento delle fibre
6. “Al di là” del sublime naturale
6.1 Il sublime poetico
6.2 Il sublime politico
3. Il paradosso del delight
1. Per un approccio multi-prospettico
2. Terrore e dolore nel piacere tragico
3. L’“orgoglio” di non disfarsi
3.1 Il volto “gorgoneo” della natura
3.2 Potenziamento o depotenziamento dell’individuo?
4. La “catarsi sublime”
4. Il sublime naturale oggi
1. La superiorità dell’uomo sulla natura
2. «La terra mi riacquista»
Bibliografia