Da schiave a libere
il prodigio della Redenzione nel pensiero e nell'opera di Madre Anna Figus
Cartaceo
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«La libertà individuale va estesa anche alle prostitute? […] Si possono, si devono privare le prostitute della loro libertà? Esse se ne rendono indegne abbandonandosi alla sregolatezza delle loro passioni […] hanno abdicato alle
«La libertà individuale va estesa anche alle prostitute? […] Si possono, si devono privare le prostitute della loro libertà? Esse se ne rendono indegne abbandonandosi alla sregolatezza delle loro passioni […] hanno abdicato alle loro prerogative». Così nel 1837 il padre del “regolamentismo” francese giustificava la segregazione prostituzionale e il controllo poliziesco sulle donne che avrà dignità di legge in Italia fino al 1958, coinvolgendo lo Stato in una serie impressionante di abusi. Imbattendosi nelle loro storie dolenti e puntando alla persona più che all’ordine sociale, Anna Figus, nella Cagliari degli anni ’30, aprì la prima casa delle Pie Suore della Redenzione per «additare alle anime in ombra lo splendore meraviglioso di Dio ed aiutarle a orientarsi verso di Lui». Circondate di attenzioni e di bellezza, finalmente consapevoli del proprio valore e della propria dignità, tornavano alla società persone valide e autenticamente libere, sebbene il cambiamento non fosse per Madre Anna il presupposto per rispettarle: «Le anime! Come sono belle le anime! Come sono preziose a Dio in qualunque situazione esse si trovino, in qualunque gradino di colpa siano adagiate! […] Avere un’anima tra le mani esige veramente lo stesso rispetto e la stessa attenzione che portare una pisside d’Ostie consacrate: anche in essa si nasconde Gesù, anche in essa v’è un mistero infinito d’amore e di misericordia che chiede di poter essere svelato!».