Città incompiute
Orti, paesaggi, nature negate e disegnate
Cartaceo
€20,90 €22,00
Incompiute: opere pubbliche, città, centri urbani, strade, edifici privati. Natura umiliata, asservita all’assurda idea di uno sviluppo basato sul cemento e sulla crecita edilizia, sul mattone! Una situazione paradossale, che al sud in particolare,
Incompiute: opere pubbliche, città, centri urbani, strade, edifici privati. Natura umiliata, asservita all’assurda idea di uno sviluppo basato sul cemento e sulla crecita edilizia, sul mattone! Una situazione paradossale, che al sud in particolare, denuncia una arretratezza sociale e amministrativa inaudita, un dispendio di risorse pubbliche costante, in un paese come l’Italia dove ogni centesimo andrebbe investito con oculatezza per far si che sia utile al miglioramento economico, sociale e del vivere. Una situazione di rapina del territorio e del paesaggio, di degrado diffuso, laddove queste opere e i tanti cantieri abbandonati, le case non finite disegnano uno scenario di povertà e degrado, di scomparsa della bellezza da luoghi un tempo straordinari. Discariche del moderno, luoghi della illegalità e della marginalità sociale ed economica diffusa. Così crescono le incompiute, nelle città, nei centri urbani precari e privi di identità, con edifici pubblici e privati in abbandono, edilizia povera e a rischio sismico, strade costruite senza criterio, luoghi anonimi. Una sensazione di profondo disagio e impotenza coglie chi si trova a immaginare che questo esteso ed inutile patrimonio è stato realizzato sia con fondi pubblici che privati, soldi dei cittadini, spesso con la leggerezza e la superficialità di classi politiche inadeguate – nazionali e locali – che per fini, spesso, solo elettoralistici, hanno dato avvio alle opere con leggerezza e incapacità di previsione, di uso, dimensionamento, finanza. Sopratutto di quanto, realmente, quelle determinate opere fossero necessarie alla comunità per le quali era state pensate, così come la diffusa estensione di edfiici privati costruito dagli anni sessanta in poi del secolo scorso. Acri, in Calabria, non sfugge a questa regola, e diventa in questa occasione un caso di studio in cui si analizzano i problemi più evidenti: una piccola città che non è mai diventata tale, abusivismo diffuso, natura violentata, ma tuttora forte e presente, giardini appassiti, orti abbandonati, supermercati che sostituiscono i mercati tradizionali, opere pubbliche e case non finite, strade interrotte, modernità incompiuta, tradizione perduta… In un sud alla deriva, che cerca una affannosa ripresa senza obiettivi e strategie, ma con infinite risorse per le quali il progetto può diventare formidabile strumento di cambiamento, come dimostrano le riflessioni e proposte di questo primo quaderno.