Borghesia e potere civico a Reggio Emilia nella seconda metà dell’Ottocento (1859-1889)
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La Reggio Emilia della seconda metà dell’Ottocento è l’osservatorio prescelto per analizzare il processo di modernizzazione socio-politico dell’Italia postunitaria. Indagando a fondo il «laboratorio» cittadino dei decenni seguenti l’unificazione, l’autore svolge una ricostruzione dei
La Reggio Emilia della seconda metà dell’Ottocento è l’osservatorio prescelto per analizzare il processo di modernizzazione socio-politico dell’Italia postunitaria. Indagando a fondo il «laboratorio» cittadino dei decenni seguenti l’unificazione, l’autore svolge una ricostruzione dei fattori costitutivi della trasformazione del contesto locale da roccaforte del moderatismo italiano a simbolica capitale del socialismo municipale italiano. Sull’onda dell’integrazione della realtà reggiana nello stato nazionale e delle dinamiche di rinnovamento innescate dall’unificazione, all’indomani dell’Unità anche a Reggio Emilia si affermò un composito universo sociale che andava dall’area della possidenza a quella delle professioni per passare attraverso l’aristocrazia fino all’influente comunità ebraica, destinato progressivamente ad agglutinarsi in un unico soggetto borghese. Nella sua analisi dell’élite cittadina, che tocca temi cruciali come i meccanismi della rappresentanza politico-amministrativa, della configurazione sociale del ceto dirigente e dell’associazionismo borghese, l’autore indaga in particolare i fattori di mutamento del contesto locale destinati a segnare una tappa fondamentale della «via reggiana alla modernizzazione». In questa prospettiva intesa a cogliere in un’angolazione unitaria gli aspetti politico-amministrativi e quelli più propriamente socio-economici e culturali, vengono esaminati alcuni elementi strategici per il processo di trasformazione della comunità reggiana dell’età contemporanea – dalla formazione della classe dirigente all’elaborazione di una nuova identità cittadina, dalla diffusione di uno sperimentalismo introdotto dall’istruzione tecnica fino alla creazione di una rete ferroviaria locale e all’evoluzione del rapporto tra centro e periferia -, mettendo in evidenza il rapporto biunivoco intercorrente tra il processo di ammodernamento in corso a livello locale e quello che si stava compiendo anche a livello nazionale. Dallo studio si evince un quadro complessivo volto a rappresentare le modalità attraverso le quali a Reggio Emilia nella seconda metà dell’Ottocento maturò una prospettiva di modernizzazione capace di coniugare, tra l’altro, l’impronta del civismo notabilare con lo sperimentalismo positivista e lo sviluppo tecnologico, destinata a rendere la provincia di Reggio Emilia all’alba del XX secolo un modello di collettivismo di stampo padano.
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