Anni di piombo
Il Piemonte e Torino alla prova del terrorismo
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Le vittime degli ”anni di piombo” non solo i caduti, ma i molti resi invalidi dagli attentati, pubblicamente onorati nel clamore dei fatti, spesso sono stati rapidamente dimenticati e poco meno che abbandonati. La
Le vittime degli ”anni di piombo” non solo i caduti, ma i molti resi invalidi dagli attentati, pubblicamente onorati nel clamore dei fatti, spesso sono stati rapidamente dimenticati e poco meno che abbandonati. La dignità del loro silenzio e il trascorrere del tempo sembrano quasi renderli estranei e fastidiosi, poiché la loro presenza ricorda vicende troppo dolorose e talvolta ancora insondate, misteriose e imbarazzanti, che si vorrebbero dimenticare, quasi estirpare dalla nostra storia. Col tempo la ribalta è più garantita ai carnefici che alle silenziose vittime.
I fatti che stiamo oggi vivendo dimostrano, invece, quanto il non dimenticare sia un impegno non solo di civiltà, ma anche di salvaguardia per il futuro. Non si tratta, naturalmente, di assurdi desideri di vendetta o di perseguire all’infinito i colpevoli. Più semplicemente di rendere giustizia ai caduti e agli invalidi, di garantire i famigliari, di non permettere che pretese ragioni culturali e politiche prevalgano sullo stato di diritto.