Adriano Tilgher
Tra idealismo e filosofie della vita
Cartaceo
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Tra gli intellettuali italiani della prima metà del secolo, Adriano Tilgher è certamente fra quelli la cui fisionomia intellettuale è più complessa e sfuggente, caratterizzata da una eccezionale versatilità, e soprattutto dalla scelta d’intervenire
Tra gli intellettuali italiani della prima metà del secolo, Adriano Tilgher è certamente fra quelli la cui fisionomia intellettuale è più complessa e sfuggente, caratterizzata da una eccezionale versatilità, e soprattutto dalla scelta d’intervenire nel dibattito contemporaneo principalmente con lo strumento dell’articolo giornalistico. Influenzato profondamente sia dalla cultura idealistica che dai fermenti vitalistici d’inizio secolo, sviluppò la sua prospettiva filosofica sulla base di un confronto serrato con gli autori della “crisi” europea del primo dopoguerra, che a suo avviso investiva modelli culturali e sociali consolidati, ma soprattutto metteva in discussione il tradizionale concetto di razionalità. Dalla giovanile sintesi sistematica ispirata all’idealismo classico, declinato in chiave volontaristica, Tilgher approdò pertanto a posizioni speculativamente più deboli, riconducibili al variegato orizzonte delle filosofie della vita, e a una visione casualistica e antiprovvidenzialistica della storia. Questo studio segue l’evoluzione del pensiero tilgheriano, scandita dall’interpretazione della crisi contemporanea e del teatro di Pirandello, dalle serrate polemiche nei confronti di Croce e Gentile, dall’impegno culturale sul fronte di quella “filosofia minoritaria” italiana della prima metà del secolo, alla quale da qualche tempo guarda con particolare interesse la più recente storiografia filosofica del nostro paese.
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