Giusi Verbaro Cipollina
Giusi Verbaro (1938-2015), poeta, critico, intellettuale, ha operato tra la Calabria e Firenze. È stata tra gli autori più significativi della nuova scena poetica degli anni Ottanta e Novanta del Novecento. A partire dal 1970 ha pubblicato numerose raccolte di poesia, tra le quali ricordiamo Traiettorie e traslazioni (Forlì 1979), Itaca Itaca (Forlì 1988, comprensivo dei precedenti A valenze variabili del 1981, Mediazioni e ipotesi per maschere del 1985, Utopia della pazienza del 1986, e di una ricca antologia della critica), Le lune e la Regina (Castel Maggiore 1993), Nel nome della madre. Ritratto di signora e altre figure (Lecce 1997), Luce da Hakepa (Castel Maggiore 2001), Solstizio d’estate. Romanzo in poesia (Lecce 2008), Il vento arriva da uno spazio bianco (Novara 2013). Ha curato le fortunate antologie Poeti della Calabria (Forlì 1982) e L’amorosa avventura. Antologia della poesia d’amore italiana contemporanea (Catanzaro 2000). Ha pubblicato numerosi scritti sulla poesia su riviste e quotidiani, in parte raccolti in Le alchimie dello stregone (Soveria Mannelli 1984). Ha collaborato con numerosi artisti (Marziano, Russo, Rinaldi, Scorza, Pino), realizzando importanti cataloghi e cartelle d’arte. Ha fondato e diretto manifestazioni e premi letterari, tra i quali si ricordano il Premio Nicolina Cortese Siciliano – Città di Catanzaro (1986-1997) e il Premio Sant’Andrea sullo Jonio (1999-2008). La sua poesia è stata tradotta in varie lingue (greco, portoghese, tedesco, spagnolo) e nel 1992 è uscito in Francia il volume Touches d’automne (Bergerac 1992), curato e tradotto da Paul Courget. La sua opera poetica ha ottenuto numerosi riconoscimenti (tra i tanti si ricordano solo i premi Camaiore, Viareggio, Lerici-Pea) ed è stata indagata in prestigiosi contributi critici (Caproni, Luzi, Manacorda, Bosco, Sansone, Pomilio, Valli, Reina, Merola, Minervino, Pegorari). Il suo archivio cartaceo, comprensivo di un ricchissimo epistolario inedito coi maggiori scrittori e intellettuali del Novecento, è conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze.