Giovanni Amendola
Giovanni Amendola nasce a Napoli il 15 aprile 1882 studia matematica a Roma e filosofia a Berlino e a Lipsia. Dopo le prime giovanili esperienze nel giornalismo romano si avvicina al mondo delle riviste fiorentine. Libero docente in filosofia teoretica insegna all’Università di Pisa. Nel 1912 entra al «Resto del Carlino» e nel 1914 passa a dirigere l’ufficio di corrispondenza da Roma del «Corriere della Sera». Richiamato alle armi si comporta valorosamente sul fronte dell’Isonzo e viene decorato. Nel 1919 è eletto deputato e nel 1920 è sottosegretario alle Finanze.
Nel 1921 fonda a Roma il quotidiano «Il Mondo». Viene rieletto alla Camera nel 1921 e nel 1922 è ministro delle Colonie. Oppositore del fascismo ne diviene uno dei più autorevoli accusatori. Subisce una prima aggressione nel 1923. Viene rieletto alla Camera nel 1924. Dopo il delitto Matteotti, insieme agli altri capi antifascisti, promuove la secessione parlamentare e ben presto diviene il capo dell’Aventino. Nell’autunno dà vita il partito dell’Unione nazionale. Nel 1925 fonda a Roma il «Risorgimento» ed è il promotore, insieme a Croce, del manifesto degli intellettuali antifascisti. Nell’estate viene gravemente aggredito a Montecatini. Va in esilio a Parigi. Muore a Cannes, per le ferite subite, il 7 aprile 1926.